Qualche tempo fa effettuai una consulenza presso una grande azienda gestita da due soci ben decisi a fare il cosiddetto salto di qualità. Mi raccontarono di come si erano affidati a non so quanti consulenti e coach per ripulire l’ immagine aziendale, il loro stile di leadership e persino il loro modo di parlare. Avevano investito in un processo di selezione lungo e piuttosto accurato, rivolgendosi ad un’azienda di consulenza che, tra i vari servizi, si occupava anche di selezione del personale. Avevano rinnovato completamente la struttura, facendo costruire una sala ristoro dotata di cucina e di ogni comfort, arricchendo gli open space con colori vivaci.
Eppure, nonostante tutto il lavoro svolto, il turnover era tutt’altro che calato, e la produttività rimasta invariata.
Prima di tutto indagai sui processi di selezione attivati fino a quel momento; mi venne il sospetto –poi confermatosi esatto – che questi consulenti assumessero anche candidati che non rispondevano affatto alle richieste della Dirigenza, optando per un processo di selezione inutilmente costoso e complesso (con questionari, test attitudinali, prove di gruppo). A seguito di una valutazione costi-benefici, concordammo per assumere una persona qualificata a tempo pieno che si occupasse di HR e amministrazione.
Emerse un altro enorme problema: i computer messi a disposizione per i dipendenti erano obsoleti, comportando perdite di tempo e soldi tra interventi continui del tecnico e momentanea sospensione delle attività. Anche il software utilizzato era fortemente carente, obbligando il personale a prendere appunti su appunti per non rischiare di perdere tutte le informazioni! Non fu difficile persuadere la Proprietà ad investire in nuovi pc, ma venne fuori che il software così mediocre era stato elaborato da conoscenti a prezzo di favore. Inutile dire che non erano mai stati aggiornati. Per me fu la conferma di come sia inutile concentrarsi sull’apparenza senza puntare sulla sostanza; come disse una delle dipendenti, “a che mi serve l’ufficio fighetto se poi lavoro sul computer scassato?”.
Un altro aspetto che decisi di approfondire fu quello dell’eccessivo numero di consulenti e coach a cui si rivolgevano; solo perché l’azienda dispone di tanta liquidità, non vuol dire che ogni euro investito comporti un ritorno. La Dirigenza mi parlò, con orgoglio, di questo coach che settimanalmente svolgeva lezioni frontali su comunicazione, lavoro in gruppo e problem solving. Chiesi di poter assistere ad una sessione con i dipendenti, e ammetto che fu un po’ imbarazzante: l’ora trascorse tra banalità assortite e sbadigli. Quando poi effettuai le interviste con il personale trovai conferma nelle mie ipotesi: i dipendenti trovavano inutili e noiosi questi interventi, e i più stacanovisti sentivano di aver perso tempo.
Attuammo tante altre soluzioni operative, ma in questa sede mi sento di citare solo questi esempi, perché credo abbiano qualcosa in comune: in tutti i casi, la Proprietà credeva di aver già attuato un piano di intervento, affidandosi a degli esperti che riteneva validi, senza valutare però l’effettiva utilità ed efficacia di quanto venisse proposto. Questa constatazione mi porta a quattro conclusioni:
- Un consulente che vi dice solo quello che volete sentirvi dire o vi accontenta in ogni richiesta non vi sta aiutando, e ve ne renderete conto con il tempo. Un professionista serio vi riporterà anche e soprattutto verità scomode, cercando di farvi mettere in discussione.
- Se ad un certo punto vi vedete circondati da più consulenti che dipendenti, forse avete un tantino esagerato. O forse il problema è altrove: perché avete bisogno di tanti professionisti che vi supportino sulla gestione della vostra azienda?
- D’altro canto, non cercate di risparmiare a tutti i costi, affidandovi a degli improvvisati (parenti e amici alle prime armi, o conoscenti che vi promettono un lavoretto a un costo decisamente troppo competitivo).
“Se credi che un professionista costi tanto, non hai idea di quanto ti costerà un incompetente!”
- Infine, pretendente risultati. Inutile sottolineare che i risultati arrivano nei tempi giusti, e aspettarsi magie in poco tempo non ha alcun senso; ma se non vi vengono forniti dei dati su un prima e dopo, e non viene garantito un monitoraggio, qualcosa non va. Un intervento non è fatto per durare per sempre, e dovete ben sapere a cosa porterà e come ci arriverete. Un consulente deve essere pragmatico, deve avere idee concrete e porvi obiettivi raggiungibili. Non fatevi abbindolare da chi vi infarcisce di nozioni e teoria!
Dalila Polico
HR Specialist