Il Ramadan è il mese sacro dei musulmani e corrisponde al nono mese del calendario islamico; dura circa 30 giorni e le date di inizio e fine dipendono dal calendario lunare islamico. Quest’anno inizia sabato 1° marzo e si conclude tra il 29 e il 30 marzo 2025.

Durante il Ramadan si commemora la prima rivelazione del Corano a Maometto, trasmessa dall’arcangelo Gabriele. Questo mese è caratterizzato dall’osservanza del digiuno, uno dei cinque pilastri dell’Islam, insieme alla professione di fede, alla preghiera quotidiana, alla donazione ai bisognosi e al pellegrinaggio alla Mecca. Con digiuno si intende l’astensione da cibo, bevande (compresa acqua), sesso e fumo dall’alba fino al tramonto; si tratta di un percorso di spiritualità e autodisciplina. Viene praticato non solo per commemorare la rivelazione del Corano, ma anche per sviluppare disciplina e autocontrollo. Inoltre, sperimentando la fame, ci si mette nei panni dei più bisognosi, promuovendo la solidarietà e la beneficenza, imparando a non dare nulla per scontato, nemmeno un bicchiere d’acqua.

È fondamentale che nelle aziende si rispetti questo momento, così come ogni altra usanza religiosa praticata dai propri dipendenti. Il datore di lavoro deve assicurare il diritto di tutela della salute e il diritto di libertà di culto dei propri lavoratori, diritti entrambi garantiti sia dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’uomo sia dalla Costituzione della Repubblica Italiana ad ogni individuo. Inoltre, il Testo Unico sulla salute e sicurezza dei lavoratori D.Lgs.81/08 all’art. 28 specifica che il datore di lavoro deve effettuare una valutazione che “deve riguardare tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, ivi compresi quelli riguardanti gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari”.

Pertanto, ogni datore di lavoro deve tener presente gli effetti del Ramadan sui lavoratori musulmani soprattutto nel caso di attività lavorative che prevedono un rilevante sforzo fisico. Ecco alcune particolarmente a rischio:

  • Attività svolte all’ esterno. (in particolare cantieri edili e stradali, agricoltura, facchinaggio ecc)
  • Attività svolte in condizioni microclimatiche complesse (temperature elevate e/o basse ad es. celle frigo)
  • Lavori abitualmente svolti in altezza o profondità (es. nei cantieri, o alcune ditte di pulizia)

Come possiamo garantire un ambiente di lavoro sano e sicuro per le nostre risorse? Ecco un piccolo vademecum:

  • Verificare quanti dei propri lavoratori seguono il Ramadan, e ricordare ai propri dipendenti di comunicare tempestivamente le date di inizio e fine
  • Segnalare al medico competente i lavoratori al fine di prevenire effetti avversi nei soggetti maggiormente sensibili al digiuno (malattie metaboliche, cardiopatie, epatopatie, turbe endocrine, anziani, particolari trattamenti terapeutici..)
  • Predisporre un piano di lavoro per garantire una distribuzione dei carichi di lavoro che tenga conto del digiuno dei propri lavoratori, favorendo momenti di recupero
  • Predisporre delle misure di supporto in caso di malore per questi lavoratori in modo specifico (acqua, ghiaccio, zucchero, sali minerali, ecc.)
  • Favorite la comunicazione, pubblicizzare le date del Ramadan spiegando l’importanza di questo periodo a tutto il team; ciò consentirà ai dipendenti di essere sensibili alle esigenze dei colleghi che potrebbero osservare il digiuno, evitando pregiudizi e rafforzando lo spirito di gruppo
  • Essere attenti a non offrire loro cibo o bevande – ricordate, nemmeno acqua; rimandare eventi che implichino la presenza di cibo, come cene aziendali o pranzi di lavoro. Si tratta di una delicatezza per nulla scontata
  • Abbracciare modelli di lavoro flessibli e Smartworking durante il Ramadan come un modo per ridurre il pendolarismo, che può essere drenante per un dipendente che sta digiunando

Se hai bisogno di rendere i tuoi processi più flessibili, in modo da venire incontro alle esigenze di tutti i tuoi dipendenti, rivolgiti ad un team di esperti!