A seguito dell’aumento del rischio di turnover, negli ultimi tempi, si sta parlando sempre più di Employee Retention. Ma di cosa si tratta?
Il termine “retention” in inglese indica la capacità di trattenere o conservare qualcosa. In ambito organizzativo si parla di Employee Retention in riferimento a quell’insieme di strategie pensate per far restare i dipendenti in azienda.
L’impatto negativo di un eccesso di turnover è notevole: ai costi diretti – ricerca e selezione, inserimento e formazione della nuova risorsa – si sommano quelli indiretti, legati al calo della produttività del team in cui è inserito il professionista dimissionario, alla necessità di riorganizzare i flussi di lavoro. Dover formare continuamente nuove risorse ci porta via tempo ed energie, e vedere queste persone andarsene, portandosi via tutto il bagaglio di conoscenze che gli abbiamo trasmesso, è un segnale da non sottovalutare.
Perché le risorse se ne vanno? Molti studi hanno confermato che l’aspetto economico non è così importante come pensano molti imprenditori; le persone ricercano un ambiente di lavoro sano, stimolante, che offra un bilanciamento tra vita professionale e privata. Un aumento del tasso di turnover, dunque, dovrebbe portarci a chiedere… come stanno i dipendenti nella mia azienda? Come si lavora qui?
I sintomi più evidenti di un potenziale malcontento del dipendente possono essere:
- Scarsa motivazione e atteggiamento svogliato: il dipendente investe sempre meno effort nelle proprie mansioni – un atteggiamento tipico di chi sta valutando altre proposte lavorative, e non si pone problemi nel palesare disaffezione nei confronti dell’azienda.
- Ritardi: quando i dipendenti sempre puntuali improvvisamente accumulano minuti di ritardo senza una ragione valida, ci stanno dicendo indirettamente che, se potessero, non verrebbero più in ufficio. Naturalmente non vale per tutti i casi, ma è la somma che fa il totale: questo indizio, insieme ad altri, potrebbe avere un significato più profondo.
- Continue lamentele, giustificate o meno: quando qualcosa ci appassiona chiudiamo un occhio anche sui lati negativi, perché sentiamo che ne vale la pena. Quando, invece, investiamo emotivamente sempre meno, tutti i lati negativi ci appaiono amplificati. Accade lo stesso sul luogo di lavoro: i dipendenti entrano in loop di negatività tali per cui qualunque aspetto dell’organizzazione rappresenta solo l’ennesima criticità.
Individuate le avvisaglie, sarà possibile intraprendere azioni mirate a trattenere il dipendente in crisi. Ecco alcune strategie utili:
- L’engagement comincia già dal colloquio e prosegue lungo tutta la vita lavorativa. Chi ben comincia, attraverso un processo di inserimento e formazione adeguato, spiana la strada alla fidelizzazione: ricordate che il recruiter rappresenta il vostro biglietto da visita.
- Mentorship: associare un nuovo dipendente a un mentore contribuirà a rendere l’inserimento del neo assunto in azienda più veloce e coinvolgente, soprattutto a livello umano. Importante, però, individuare dipendenti adatti al ruolo, disponibili al contatto con la nuova risorsa.
- È essenziale garantire ai dipendenti una retribuzione adeguata e benefit. I piani di welfare aziendali possono contribuire ad aumentare la soddisfazione di dipendenti e manager.
- Orari flessibili e Smart Working sono, in questo momento, i vantaggi che i professionisti apprezzano di più.
- Team meeting periodici: i dipendenti dovrebbero sentirsi autorizzati a comunicare qualunque idea, proposta, critica costruttiva ai propri responsabili.
- L’apprezzamento manifestato pubblicamente dal datore di lavoro può contribuire a rafforzare il senso di appartenenza all’organizzazione, ma non sempre è sufficiente. Alcune aziende istituiscono sistemi di ricompensa formali, ad esempio un sistema condiviso di premialità, favorendo l’avanzamento di carriera e la crescita professionale.
- Curate lo spirito di gruppo attraverso iniziative (es. cene aziendali) e premiando i team che lavorano meglio. Celebrate le piccole vittorie pubblicamente, perché il successo del singolo è una vittoria per tutti.
Se non sai come limitare il turnover nella tua azienda, o se hai il sentore che qualcosa non vada ma non riesci a individuare i segnali giusti, rivolgiti sempre ad un consulente specializzato: un’analisi del Capitale Umano è la risposta giusta.